In occasione di questa ricorrenza, sono stati condivisi dall’Istituto Italiano della Donazione (IID) i dati di analisi della 7ma edizione del rapporto annuale “Noi Doniamo”.
Istat registra una diminuzione del numero di cittadini che affermano di aver donato denaro almeno una volta ad un’associazione.
Contestualmente per BVA Doxa assistiamo ad un aumento del 5% delle donazioni che non transitano attraverso gli enti non profit, nonché di una diminuzione del 4% dei non donatori, ad associazioni e non, che sono passati dal 37% del 2022 al 33% nel 2023.
Il “donatore tipo” rientra nella fascia 45-74 anni, mentre meno del 5% fa parte dei 14-24enni.
Esiste una stretta correlazione tra istruzione e propensione alla donazione: il 22,8% dei laureati dichiara di dare contributi in denaro alle associazioni, un valore quattro volte più alto rispetto a chi possiede solo la licenza media (5,3%).Secondo BVA Doxa le “buone cause” che attirano maggior sostegno vedono al primo posto Ricerca medico-scientifica (38%), al secondo posto Aiuti umanitari/emergenza, inclusi Ucraina ed Emilia-Romagna (35%), al terzo Povertà in Italia (19%).
L’erogazione liberale si conferma la fonte di maggiori entrate da persone fisiche (60%), seguita da una crescente rilevanza del 5×1000 che arriva al 39%.I lasciti testamentari continuano a rivelarsi uno strumento di introito ancora marginale: solo l’1 % dichiara di averne ricevuti.
Secondo BVA Doxa: due italiani su dieci dichiarano di aver donato negli ultimi anni poiché coinvolti da una pubblicità o da un’iniziativa organizzata in collaborazione con un marchio famoso, un brand profit.
Il campione concorda sul fatto che, perché queste collaborazioni funzionino, sono essenziali informazioni chiare e dettagliate sul progetto sostenuto e l’importo ad esso destinato.
Volontariato in calo ma aumenta la quota dei giovanissimi.
Istat certifica come nel 2023 la ripresa dell’attività volontaria ha subito una diminuzione passando dall’8,3% del 2022 al 7,8% della popolazione.
Nel censimento 2021 il numero dei volontari era di 4.616.914, quelli rilevati nel 2015 erano 5.528.759. La differenza fra i due valori è di 911.845 volontari e il calo fra 2015 e 2021 è pari al 16,5%.
Il profilo e la collocazione geografica del volontario “tipo” ricalca quella del donatore “tipo” (donna, 60-64enne, residente al nord, laureata e con un impiego di livello) ma al maschile. Anche in questo caso resta ampia la differenza tra nord e il resto del paese. Mettendo insieme Nord-Ovest e Nord-Est, l’Italia settentrionale arriva a contare circa 2,6 milioni di volontari, il centro 1,07 milioni e ultimo in classifica il sud, con 0,93 milioni mettendo insieme Mezzogiorno e Isole.
Il profilo del volontario non si discosta da quello del donatore nemmeno per grado di istruzione ed età: i volontari con laurea e post-laurea sono il 13,4%, con diploma 9%, in possesso di licenza di scuola media solo il 5,3%;chiudono con il 2,5% i volontari con scuola elementare o senza titoli di studio.
La quota più alta dei volontari si registra fra coloro che hanno tra i 45 e i 74 anni, con il cluster più numeroso tra i 60 e i 64 anni (9,7 %). Un dato interessante in controtendenza è la crescita dei volontari giovanissimi nella fascia 14 -17 anni che passa dal 3,9% del 2021 al 6,4% del 2022, toccando il 6,8% nel 2023.
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